Corrida: la tortura degli innocenti

 

Corrida La Tortura Degli Innocenti

 
Nell’arena in festa, tra musiche e colori, trafitto dalle «picche» e dalle «bandierine», dalla spada e dal coltello, il toro, immobile, vive la sua lenta agonia. Accanto a lui molto spesso muore il cavallo, il ventre squarciato sotto la trapunta. Il «matador», eroico e vittorioso, si inchina alla folla e applaude. È il finale dell’ultimo atto di una corrida spagnola.
Molti matador sostengono che prima dell’incontro i tori sono debilitati con pugni ai reni e con pesi attaccati al collo per intere settimane. La «Brigitte Bardot Foundation» descrive che «il più delle volte gli animali arrivano nell’arena accecati perché sono stati tenuti nel buio per 48 ore prima» e che «delle persone li colpiscono con violenza ed a lungo alla testa con sacchi di sabbia per privare il toro dei sensi«. È anche normale che le corna, che aiutano il toro ad orientarsi (come i baffi dei gatti), vengano «rasate», tagliandone alcuni centimetri e quindi rendendo il toro scoordinato.
In un evento tipico il toro entra nell’arena dove due persone lo fanno correre in circolo. Poi quando il toro è esasperato ed esausto, entrano i «picadors« sui cavalli che gli piantano lance nei muscoli della schiena e del collo per assicurarsi che il toro perda più sangue possibile. Oltre ai muscoli vengono lesionati vasi sanguigni e nervi, tutto questo crea sofferenze inimmaginabili al povero animale. E questa tortura viene fatta solamente per permettere al torero di svolgere la sua funzione “artistica” che si suppone debba avere questo spettacolo.
Dopo i picadors entrano i «banderilleros« che tormentano il toro e piantano ulteriori lance, per assicurarsi che l’emorragia continui, fino a quando questi non smette di inseguirli. I banderilleros si assicurano che siano poste nello stesso luogo già danneggiato attraverso ganci di metallo, che si muovono dentro la ferita tutte le volte che il toro si muove e rendono le ferite interne più profonde che mai.
Infine, arriva il «matador« che affronta un animale ormai impotente causa dell’enorme perdita di sangue e delle ferite nella spina dorsale che impediscono al toro di sollevare la testa in modo normale, affinché il torero possa avvicinarsi. Con il toro già prossimo alla morte il torero non ha modo di preoccuparsi del pericolo e può avere il lusso di compiere passi artistici, ovvero quelli di gonfiare il petto e di pavoneggiarsi mentre il pubblico lo applaude. Il matador provoca le ultime cariche dall’animale ormai morente prima di tentare di ucciderlo con una spada di 80 cm di lunghezza che può lacerargli i polmoni, la pleura, ecc, dipende da dove viene infilata. Quando la spada taglia le grandi arterie il toro agonizza vomitando sangue, a causa di un’enorme emorragia interna, e di solito non muore nell’immediato ma rimane paralizzato senza poter fare il minimo movimento, morendo di asfissia a causa del sangue che sale alle narici attraverso bocca e naso. Una lenta agonia in cui il toro muore affogato nel suo stesso sangue.
Quando invece il matador non riesce ad uccidere il toro, il che accade spesso, viene chiamato un «carnefice» per tagliare il dorso spinale del toro; a volte fallisce anche lui e lascia il toro vivo ma paralizzato. L’ultimo tormento è quando il toro viene trascinato, con l’ausilio di una catena, fuori dall’arena tirato per le corna mentre è ancora vivo. Se la performance è stata apprezzata dagli spettatori, al toro mentre è ancora vivo vengono mozzati coda ed orecchie (a volte anche i testicoli) e vengono date in premio al matador.
I tori non sono le uniche vittime di questo «sport». I cavalli vengono drogati, bendati e spesso vengono incornati. Di solito le loro orecchie vengono riempite di giornali bagnati per impedire loro di sentire, ed inoltre vengono loro tagliate le corde vocali perché il pubblico non venga distratto dalle urla dei cavalli. I cavalli dei “picadores” sono cavalli che non hanno valore commerciale, che di solito muoiono dopo 3 o 4 corride al massimo. Questi animali soffrono di varie patologie, quasi sempre viene messa loro una protezione sul petto che non mostra al pubblico le ferite o spesso le viscere esposte. Quando i cavalli vengono sventrati dalle corna del toro, vengono rapidamente ricuciti e riportati nell’arena per finire agonizzanti senza che nessuno si curi di loro quando sono inutilizzabili.
Tutti sanno cosa succede nell’arena, durante lo “spettacolo” ma solo pochissimi sanno quello che accade prima e dopo al povero toro.

Prima di entrare nell’arena:

• viene tenuto al buio, sottoposto a droghe e purghe per indebolire le sue forze
• viene percosso sulle reni con sacchi di sabbia
• gli viene cosparsa trementina sulle zampe per impedirgli di star fermo
• gli viene messa vaselina negli occhi per annebbiargli la vista
• gli viene infilata della stoppia nelle narici e nella gola per impedirgli di respirare
• gli vengono conficcati aghi nelle carni

Quando entra nell’arena:

• gli vengono conficcate dai «picadores» le «picas» che producono dolore ed emorragie
• gli vengono infilate dai «banderilleros» le «banderillas», arpioni che straziano ancora più i muscoli, costringendo l’animale ad abbassare la testa
• viene colpito ripetutamente dalla spada che provoca sempre più gravi emorragie polmonari che soffocano l’animale

Quando esce dall’arena:

mentre è ancora vivo, gli vengono mozzate coda, orecchie e a volte anche i testicoli, macabri trofei dei toreri orgogliosi della loro vittoria
• viene trascinato via, spesso ancora agonizzante e paralizzato, ma cosciente
• poi viene macellato
Il toro non è un animale da combattimento, è un animale erbivoro, allevato in pascoli fino all’età di 4 anni, poi bruscamente trasferito nell’arena. Torturare e uccidere il toro non significa – come afferma una pseudocultura – «vincere» il male e le forze avverse della natura» ma significa solo sadismo, ignoranza, violenza, barbarie. L’immagine che viene data al pubblico è quella del toro feroce che vuole attaccare, ma in realtà in natura il toro scapperebbe e basta.
L’82 % degli spagnoli, secondo l’ultimo sondaggio Gallup, è contrario alle corride che sono mantenute in vita solo da un migliaio di persone definite dagli animalisti spagnoli mafia taurina. Questa mafia non ha scrupoli nello sfruttare la sofferenza degli animali e la delicata psicologia dei giovani per scopi puramente economici. Per imporre alla Spagna, all’Europa e al mondo questi barbari spettacoli la mafia taurina, impossessandosi dei mass-media, presenta la corrida come arte, folklore, tradizione popolare, mito, rito, simbolo, ottenendo il consenso della «cultura ufficiale», del Governo spagnolo, aprendo scuole di tauromachia per giovanissimi organizzando e incoraggiando spettacoli comico-taurini in cui scimmie e scimpanzè torturano a morte vitellini con lo scopo di «divertire» i bambini rendendoli così crudeli e indifferenti al sangue e alla sofferenza.
In questo «clima», che mira a creare in Spagna futuri toreri e futuri spettatori, anche certi preti cattolici si cimentano come toreri o fanno propaganda alle corride per costruire o restaurare chiese e per scopi di «beneficenza». Molto di recente anche una suora è entrata nell’arena. Gli impresari di questi orridi spettacoli per rilanciare il mercato in pericolo tentano anche di esportare le corride in Europa, in Francia, Polonia, Italia, Russia e (ultimamente) in Argentina. Mentre in Italia, in Russia e in Argentina i tentativi sono stati vanificati dall’intervento degli animalisti, in Polonia nell’estate 1991 sono state effettuate 3 corride negli stadi di Stettino, Poznan e Gorzow con scarso successo e con forte opposizione degli animalisti.
Tra i principali sostenitori della corrida ci sono i turisti che partecipano da spettatori a questa crudeltà.

Cosa puoi fare tu per contrastare la tauromachia?

Diffondi le informazioni su tali atrocità.
► Non assistere alle corride. Se vai in un paese dove viene praticata la corrida puoi dire al tuo agente di viaggio che sei contrario agli abusi sugli animali; alcune località turistiche costruiscono delle arene proprio come attrattiva: boicottale e spiega al tuo agente perché lo fai.
Sostieni PACMA (Partido Animalista Spagnolo) – www.pacma.es – che si batte contro le violenze e gli abusi sugli animali.
Sostieni L.I.D.A. (Lega Italiana dei Diritti dell’Animale) – www.lida.it – Chi legge può obiettare che è assurdo interessarsi alle crudeltà spagnole quando in Italia abbiamo tanti gravi problemi. Ma, oggi, molte battaglie di civiltà si vincono solo con la collaborazione internazionale. Come la salvezza delle piccole foche del Canada e di tutti gli animali da pelliccia dipende dalla rinuncia ad acquistare pellicce da parte dei paesi consumatori di tutto il mondo, così anche la fine della corrida dipende oggi da turisti. Per questo la LIDA invita i turisti italiani che si recano in Spagna a non assistere alle corride.
Invia lettere e telegrammi di protesta al Governo spagnolo, ai Sindaci delle varie città e paesi in cui si svolgono corride e feste sadiche, al Parlamento Europeo per chiedere l’abolizione in Europa di ogni spettacolo crudele.

Firma le petizioni

Perché è importante condividere queste notizie e firmare le petizioni?

Dobbiamo FIRMARE le petizioni e CONDIVIDERE questi informazioni il più possibile perché solo l’opinione pubblica mondiale ha il potere di fare pressione sul governo spagnolo. Attirare l’attenzione mediatica è indispensabile per ottenere il supporto internazionale, il quale può indurre il governo spagnolo a cambiare le leggi per fare in modo che venga vietata la corrida in tutto il paese.
 

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