Sabato sarà il “no corrida day”
Sabato sarà il “no corrida day”, gli animalisti spagnoli in prima linea
«Todo cambia» dice una bella canzone cantata da Mercede Sosa, tutto passa e tutto scorre, passano i leader politici, i campioni sportivi e i cantanti, può ben passare anche una tradizione che per quanto antica non corrisponde più alla sensibilità e all’etica contemporanea. Parliamo di corride, tauromachie e «ferie» varie: sabato sarà il «No corrida day», indetto per protestare contro una tradizione cruenta, che persino a Madrid e in Catalogna gli ambientalisti chiedono di abolire.
E’ vero, la pratica evoca figure mitiche (dal Minotauro ai sacrifici religiosi dell’antichità) ha ispirato pagine epiche a Hemingway («Morte nel pomeriggio»), che la considerava una metafora, un modo per esorcizzare la morte, conosciuta fin da giovane e chiamata «l’eterna puta». Faceva parte del suo codice d’onore, del suo incrollabile stoicismo. Però, caro «Hem», si possono trovare altri modi altrettanto eroici per farlo, senza infilzare tori già sfiancati, costretti a una lotta impari per «deliziare» il pubblico.
Nell’arena il toro è solo contro molti toreri (ultimo, il matador), contro picadores a cavallo che lo infilzano e lo stancano con picche di quasi due metri che gli stroncano i muscoli del collo, contro grappoli di banderilleros. A volte (poveri cavalli) vengono infilzati anche loro, come i matador. Raramente per fortuna. Ma oggi, che forse siamo usciti dalle caverne e non dobbiamo più lottare all’arma bianca col regno animale, esistono altri modi per esorcizzare la natura (anche la nostra, ferina), per sentirsi parte di un tutto e affrontare coraggiosamente alla vita. Ci aveva già pensato Pio V che nel ‘500 scomunicò corride e toreri. Papa alessandrino (quello della battaglia di Lepanto) e vescovo di Mondovì, per inciso, uomo dalla santità discutibile perché fu sterminatore di valdesi e creò l’Indice dei libri proibiti.
Riflettiamo: con corride e feste varie si diffondo scene cruente, si crea una specie di immunizzazione al sangue. Vargas Llosa difende la corrida, non così Voltaire, Montesquieu, Byron, Garcia Lorca, Victor Hugo e Almodovar ne «Il matador». Llosa scrive che la morte ronza intorno alla vita e finisce sempre per sconfiggerla. Bella scoperta. Non bastano quelle di ogni giorno nei Tg, con barconi, Isis, sadismi vari della cronaca nostrana e internazionale? Almeno insegnassero a non girare la testa, a cambiar canale e tornare a discutere di scemenze.