I Pericoli dei Botti di Capodanno
Abbiamo selezionato un articolo molto significativo che spiega brevemente alcune regole per prevenire incidenti ai nostri amici le notti di festa, quando le città si scatenano con «I Botti».
Qualcuno ricorderà il brutto episodio dello scorso mese di giugno al centro animali selvatici di Grugliasco, in Piemonte.
I fuochi d’artificio chiusero i festeggiamenti nel paese alle porte di Torino e i 110 animali ospiti della clinica dove vengono curati i selvatici feriti, subirono una caterva di danni. Due morirono d’infarto: il cuore di un cinghialino e quello di un piccolo cerbiatto si infransero.
Il Bambi era stato salvato grazie all’adozione di una mamma capriolo: la festa del paese riuscì a vanificare anche quell’azione positiva, il cucciolo morì all’istante mentre la gente si divertiva con i fuochi.
Gli altri animali in cura nell’ambulatorio, sbattendo contro le sbarre dei box, si sono feriti, alcuni gravemente. La risposta del sindaco (responsabile per decreto del Presidente della Repubblica del 1979 del benessere degli animali) alle vibrate rimostranze di molti, rispose: «La cittadinanza ha diritto a divertirsi».
Ma tra i diritti degli animali non è contemplato quello di morire per far piacere a noi. Per fortuna nell’era di internet e della comunicazione e condivisione anche delle emozioni on web, la sensibilità in materia di diritti animali sta aumentando e ogni città italiana almeno fa lo sforzo (farla rispettare è un altro paio di maniche) di esprimere con un provvedimento amministrativo il suo dissenso.
Enpa, Lav e Lipu, tra le più rappresentative associazioni animaliste italiane (la Lipa è nata a Napoli) hanno inviato sui social questo messaggio rivolto ai sindaci che non hanno preso posizione contro questa usanza pericolosa non solo per l’incolumità degli animali: «Con l’approssimarsi delle feste di fine anno tutti i Comuni che ancora non lo avessero fatto, vietino gli spettacoli pirotecnici pubblici e privati nei quali sia previsto l’utilizzo dei «botti»».
La Lega nazionale per la difesa del cane, altra sigla fondamentale, elenca gli stati d’animo che possono essere causati negli animali: «Dal semplice disorientamento alla paura, al terrore o angoscia, fino ai casi più gravi di disperazione«. Napoli confida nel senso di reponsabilità dei suoi abitanti: i 2 morti e 200 feriti del 2013, nel 2014 sono diventati zero morti e 51 feriti. E nel 2015?
Intanto mettete al sicuro i vostri animali. «In molti cani o gatti i fuochi d’artificio o i botti scatenano un’ansia molto forte – ricorda il medico veterinario Doriana Sarli – E’ opportuno per questo tenerli in ambienti non troppo esposti e non farli partecipare al caos che si crea la notte di San Silvestro. Esistono rimedi omeopatici e correttori alle erbe che vanno somministrati con qualche giorno di anticipo e se l’animale è soggetto a crisi di panico un tranquillante limiterà i danni, ma è necessario anche qui ricorrere al veterinario per i dosaggi e per le tipologie, che possono variare a seconda degli individui».
Meritano sicuramente il massimo dell’attenzione cani e gatti cardiopatici, che vanno isolati completamente dal rumore e dallo sfolgorio dei fuochi d’artificio. Per i cani che hanno un accertato atteggiamento di paura esiste la «Thunder shirt«, la maglietta anti-tuono, che, avvolgendoli con una lieve contenzione, può farli sentire più sicuri. La cosa migliore per loro è non lasciarli soli, la compagnia del proprietario – quanti di noi lasciano i brindisi per assicurarsi che i propri amici al riparo se la passino bene – gioverà di sicuro invece di una porta chiusa. Molti usano la musica di Mozart come sostitutivo dell’armonia perduta.
I consigli per i cani: non lasciateli all’aperto e neppure su balconi o terrazze (che saranno oggetto di una prossima puntata della nostra rubrica, un’abitudine che sta diventando un fenomeno preoccupante in Campania) e fate attenzione se cani e gatti sono in casa a non lasciare i balconi aperti, potrebbero individuarli come una via di fuga se sono terrorizzati. Abolite la catena (fareste bene a farlo per sempre, ma in questo caso di più) nel tentativo di fuga potrebbero strozzarsi. Il miglior posto è un trasportino o kennel coperto dove potranno rifugiarsi ed evitate di tirarli fuori. In caso di smarrimento, rivolgetevi subito alla Asl veterinaria Napoli 1 Centro, che ha sede all’ex ospedale Frullone, in via Marco di Torrepadula (telefono: 081 2549596) e ricordate che se il cane ha il microchip avete buone possibilità di ritrovarlo, se non ce l’ha ne avrete molte meno.
Anche i gatti devono avere un rifugio sicuro a disposizione: cucce sotto il letto e via di accesso facile e naturalmente tenete lontani i bambini non abituati a un corretto atteggiamento verso gli animali: due «pericoli» da fronteggiare per un animale potrebbero essere troppi. Fate rientrare le «residenze» dei roditori e le voliere di canarini e pappagallini, copritele debitamente e riponetele in un ambiente oscurato e al riparo dal fragore dei botti: gli uccelli sono i più danneggiati fisicamente da questo fenomeno, ma anche conigli, cavie, ratti e criceti non scherzano.
Per i volatili, che potrebbero perdere l’udito e l’orientamento, volare disordinatamente e andare a sbattere contro un ostacolo o finire centrati dalla polvere pirica di un botto è un rischio sempre presente in queste occasioni.E ai canili e ai gattili non pensa nessuno? Per legge devono stare a 500 metri dall’abitato, ma evitate di sparare proprio in prossimità di queste strutture, che sono già di per sè certamento non il migliore posto del mondo dove un animale che ha bisogno di relazione con gli umani possa stare.
Ci sono associazioni che azzardano dati sulla mortalità da botti: sono le stesse che rendono la vita facile a chi vuole contraddirci sostenendo che di festività non si muore (e ci sono appassionati di tweet e Facebook che si fanno scudo del fatto che i dati sarebbero inventati). E’ un fatto, comunque, che molti veterinari raccomandano di mettere gli animali al sicuro se sono in casa e va da sè che gli animali in strada corrono più rischi del solito, se si straniscono per le deflagrazioni. Che importa, alla fine, se ne muore uno o cento? Un modo per avere i dati, comunque, c’è: basta chiedere alle ditte che smaltiscono le carcasse di animali incaricate da Comune e Asl quanti ne hanno raccolti tra il 1 e il 3 gennaio degli ultimi anni. Non saranno molti, ve lo assicuriamo, quelli morti di vecchiaia.