
Questa è la storia di Pina Boccia, laureata in Scienze e tecnologie alimentari all’Università di Napoli Portici, che quattro anni fa chiede alla Plasmon quale ingrediente si nasconda dietro la dicitura “olio vegetale”, presente sull’etichetta. L’azienda non risponde e accampa scuse improbabili per non rivelare la presenza massiccia dell’olio di palma che da anni ha sostituito il grasso ottenuto dal latte (3-4 volte più costoso).
La mamma nell’articolo pubblicato su Teatro Naturaleomette il nome del produttore. Ma confrontando l’elenco degli ingredienti citato con quello riportato sulla confezione dei biscotti Plasmon destinati ai bambini con più di 6 mesi si evince facilmente che si tratta dello stesso prodotto. Per precauzione abbiamo comunque chiesto conferma alla Plasmon che non ha voluto rispondere.
Non potevamo però limitarci a raccontare una storia. È doveroso dire che la scelta di Plasmon di introdurre nella dieta dei più piccoli (già dal sesto mese) un grasso come il palma, non presente negli alimenti abitualmente destinati ai bambini di questa età è molto discutibile. «L’immagine dei biscotti Plasmon è ben consolidata in Italia – spiega Michele Sculati medico specialista in scienza dell’alimentazione Phd – ed è riassunta nella frase del sito aziendale “I biscotti Plasmon nascono da ricette studiate in linea con le più recenti indicazioni nutrizionali”(*). A tal proposito è utile ricordare quanto scritto nelle più recenti linee guida dell’European Food Safety Authority sui livelli di assunzione raccomandata di grassi, e in particolare nel merito dei grassi saturi. Per i bambini si suggerisce un’assunzione “la più bassa possibile” di grassi saturi (**).
Questo è quanto si legge nella tabella riassuntiva a pagina 58 dove è specificato che con il termine bambini vengono inclusi bambini al di sotto dei 36 mesi, per le quali cambia solamente l’indicazione relativa alla percentuale totale di grassi, non di acidi grassi saturi. Essendo l’olio di palma ricco di grassi saturi – continua Sculati – e vista la possibilità di sostituirlo con oli che ne contengono quantità minori, la presenza come principale fonte di lipidi nei biscotti Plasmon appare incoerente con un prodotto pubblicizzato come “in linea con le più recenti indicazioni nutrizionali”».

Chiediamo quindi a Plasmon di sostituire l’olio di palma con altri grassi vegetali o del latte. La diffidenza dei genitori verso questo grasso tropicale è giustificata perché si tratta di un olio mediocre che nessun pediatra inserirebbe nella dieta dei bambini. Viene spontaneo chiedersi perché un biscotto considerato il migliore della gamma, con una tradizione di ingredienti di alta qualità, debba utilizzare un grasso tropicale che non si trova neppure in vendita al supermercato come invece avviene per altri oli vegetali. Tutto ciò premesso, c’è poi l’inconcepibile comportamento di un’azienda che nasconde a un genitore la presenza di un ingrediente fondamentale nella ricetta di un alimento da dare a un bambino di 6 mesi con scuse inesistenti.
A proposito di Plasmon vale la pena ricordare la campagna pubblicitaria di qualche anno fa quando l’azienda aveva acquistato alcune pagine del Corriere della sera per dire alle mamme che i suoi prodotti erano veramente destinati ai bambini di età inferiore ai 36 mesi, mentre la pasta Piccolini della Barilla e i biscotti Mulino Bianco, avendo un contenuto di pesticidi e di altri composti troppo elevato, non erano adatti ai bambini così piccoli (come forse alcuni consumatori potevano pensare).
In quell’occasione Il Fatto Alimentare prese una netta posizione a favore della Plasmon. Oggi con la stessa lucidità invitiamo l’azienda ad essere coerente con quel messaggio in cui sosteneva di utilizzare ingredienti e materie prime adatte ai bambini e di togliere l’olio di palma dai biscotti.