Winelather la prima pelle naturale che non deriva da animali 

E’  milanese la nuova scoperta nel campo della moda e del design, la  nuova pelle, biosostenibile e animal free, creata da un architetto  e dal  suo socio in affari  e viene ricavata dalla vinaccia,  Gianpiero Tessitore e Francesco Merlino  sono i soci fondatori dell’azienda Vigea che collaborando con l’Università di Firenze, il Politecnico di Milano e con il Progetto Manifattura Rovereto, è riuscita nell’intento di ricavare una pelle completamente vegetale e priva di composti sintetici che è stata chiamata “Winelather”.

Winelather la prima pelle naturale che non deriva da animali

La Wineleather è quindi ricavata dagli scarti che si accumulano durante una vendemmia, dice ancora Tessitore: “Sulla Terra, ogni anno vengono prodotti 26 miliardi di litri di vino, dai quali ricavare sette milioni di tonnellate di vinaccia” una quantità che basterebbe a ricoprire la superficie di quattrocentomila campi da calcio ossia tre miliardi di metri quadri. Ma le innovazioni della Winleather non si fermano ai materiali utilizzati: per conciare un metro quadro di pelle occorrono 240 litri d’acqua mentre la nuova pelle Vigea non ha bisogno di acqua per essere prodotta e verrebbero eliminati anche tutti quegli acidi e metalli pesanti utilizzati nel processo.

Insomma, la Wineleather è un’innovazione totale: non viene dagli animali ma dal materiale in avanzo della produzione vinicola e abbatte tutti i consumi d’acqua (bene prezioso che è costantemente a rischio). Riusciranno i nostri innovatori a soppiantare i vecchi “magnati” della pelle?

Winelather la prima pelle naturale che non deriva da animali

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Non solo la pelliccia, ma anche la pelle deriva dall’uccisione cruenta di animali.

Vediamo  ora come nasce la pelle che viene usata nell’industria della moda e dell’arredamento.

                              La verità sulla pelle:  »  Indossare crudelta» 

Sebbene molte persone riconoscano l’inutilità e la crudeltà dell’allevamento degli animali «da pelliccia», e boicottino i prodotti che usano pelliccia, la pelle resta ancora un articolo d’abbigliamento tristemente popolare, contro cui vi è poca (o nulla) opposizione.

Così come per la pelliccia, per ottenere la pelle un animale deve essere prima ucciso e macellato. Purtroppo, molta gente che ha a cuore i diritti degli animali è erroneamente convinta che la pelle sia semplicemente un sottoprodotto dell’industria della carne e che non si commetta alcun male nell’acquistarla, perche’ tanto «sono solo scarti».

Purtroppo, ciò non corrisponde al vero.

E’ stato calcolato che la vendita della pelle costituisca la metà dei profitti dei mattatoi che macellano bovini. La pelle non è un sottoprodotto, è un prodotto che sta quasi sullo stesso piano di quello principale.

Poiché il margine di profitto sulla vendita di carne e’ relativamente basso, la gran parte delle aziende che sfruttano i bovini rimangono sul mercato proprio grazie alla vendita di pellame.

Molti di noi che ci preoccupiamo del benessere degli animali, non mangiamo carne perché non vogliamo finanziare chi uccide gli animali per profitto, eppure molti di noi ancora sostengono queste industrie dell’orrore comprando articoli di pelle.

La maggior parte del pellame proviene dalla pelle di animali allevati per la carne, ma ricordiamoci che ogni mucca da latte va incontro alla stessa fine, quando la sua produzione di latte decresce e non è più ritenuto utile tenerla in vita.

La pelle di vitello scamosciata e’ la pelle dei giovani vitelli maschi provenienti dall’industria del latte. La mucca «da latte» deve partorire un figlio, per produrre latte, come tutti i mammiferi, uno ogni anno. Questi poveri vitellini che nascono come sottoprodotto del latte vengono sottratti alle madri a pochi giorni dalla nascita e rinchiusi in minuscoli recinti, in cui sono allevati per sei mesi, per essere poi macellati. Acquistare pelle di vitello scamosciata contribuisce al terribile trattamento cui sono sottoposti i vitellini, ai maltrattamenti causati dall‘industria del latte, e all’intera industria della carne, basata sullo sfruttamento degli animali.

Una percentuale sempre maggiore della pelle presente sul mercato statunitense è importata da India e Cina. E in Cina, molte delle leggi di tutela degli animali presenti in altri paesi non esistono. Anche nel caso in cui esistano, sono ignorate, lasciando milioni di animali alla mercé di una morte tremenda e dolorosa, al solo scopo di usare le loro pelli per confezionare scarpe da pochi soldi.

In molti stati indiani, al momento è illegale macellare le mucche, poiché la religione indù le onora come esseri sacri. I commercianti di bestiame comprano perciò le mucche di famiglie indù ridotte in povertà, promettendo loro che si prenderanno cura delle loro adorate mucche. Invece, vengono condotte al patibolo in Bangladesh, Pakistan o in uno stato indiano in cui la mattanza delle mucche è consentita.

Queste mucche, che sono state trattate come il più rispettato membro di una famiglia, all’improvviso sono costrette a camminare anche per centinaia di chilometri. Non appena le mucche vacillano e cadono, o sono troppo malate per camminare, i mandriani strofinano loro gli occhi con peperoncino in polvere o spezzano loro le ossa della coda, per indurle a continuare a camminare.

Per quelle che riescono a giungere fino al mattatoio, la ricompensa è aver la gola recisa mentre sono ancora pienamente coscienti.

Il pensiero di un animale che sopporta un tale incubo per permettere a qualcuno di avere quella che e’ considerata «una giacca alla moda», un paio di scarpe oppure un rivestimento d’arredo, è davvero troppo.

Paragonando il trattamento degli animali negli allevamenti da pelliccia a quello degli animali macellati per ottenere carne e pelle, è scioccante che non si faccia di piu’ per boicottare questa crudele e inutile industria.

Esistono molte alternative sintetiche ad ogni possibile prodotto in pelle presente sul mercato: usiamo quelle, e smettiamo di arricchire ancora di piu’ chi uccide animali.

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